Questione di pioggia

Amo la pioggia. Così come la ferrovia.

In un mondo pieno di identità formate per contrasto, tu sei nero e noi siamo bianchi, tu sei povero e noi siamo ricchi, tu porti gli occhiali e noi no, tu sei islamico e noi siamo cristiani. Perché facciamoci caso, ogni volta che dobbiamo definirci, e quindi definire la nostra identità, lo facciamo per contrasto. Prima loro sono “così” e noi siamo il contrario. L’esempio forse più grosso è la scoperta dell’America. Quando arrivarono i primi dal vecchio continente definirono gli indigeni con tre aggettivi “pagani”, “misteriosi” e “selvaggi” e di conseguenza i colonizzatori divennero “cristiani”, “non-misteriosi” e “non-selvaggi”, quindi i “civili” che facevano opere di “civilizzazione”. Dove si rispecchia oggi questo definirsi-contro soprattutto? Nello Stato. Un generatore d’identità. Che divide in classi sociali secondo “sesso, razze, lingue, religioni, opinioni politiche e condizioni personali o sociali”. Attenzione: non critico in questo post lo Stato, men che meno la nostra Costituzione, ne voglio avere fini politici. Parlo semplicemente di divisioni e di contrasti di cui il mondo è pieno. Divisioni che scatenano guerre, di contrasti che scatenano rivolte e repressioni. Di differenze che a volte tracciano solchi ancora più profondi di quelli da cui sono nati. Differenze, divisioni e contrasti sono diventati parte della nostra quotidianità. Ma poi piove.

Piove e tutto è uguale. Si perché la pioggia non fa distinzioni, non bada ai limiti, né alle differenze, né ai contrasti. Piove su tutto, piove dovunque mettendo tutti sullo stesso piano. La pioggia è un livellatore sociale che pone tutti allo stesso livello. Piove sul povero e sul ricco, piove sul bianco e sul nero, piove sul cristiano e sull’islamico e sull’induista. La pioggia è comunista,7 così come la neve. A tutti lo stesso. La pioggia è la giustizia vera, quella che funziona.

La pioggia è anche poetica. Quanto è stato dedicato alla pioggia nella letteratura mondiale? Tantissimo, pensiamo già al “La Pioggia nel Pineto“. Per questo la amo. Amo guardare le gocce che rigano i vetri come una sorta di stelle cadenti. Amo guardare piovere su specchi d’acqua. Amo le pozzanghere che si formano e che riflettono il mondo, al contrario però. Amo la pioggia perché baciarsi sotto la pioggia è la cosa più romantica che possa esiste. Amo la pioggia, perché è nostra amica. La pioggia ci salva, ci aiuta, copre le lacrime e si prende le “colpe” per noi.

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